Category Archives: Neofascismo

Grecia: amnesie pericolose

Quando i media manipolano l’informazione

Alla fine, così come è già avvenuto nel referendum tenutosi in Irlanda lo scorso 1 Giugno, ha vinto la paura. Con questo risultato, che vede il partito conservatore Nea Dimokratia (29,66%) capace di formare una coalizione di maggioranza con il Pasok (12,28%), la Grecia sceglie di non rinunciare al memorandum già sottoscritto in precedenza, ed accetta definitivamente la pesante ingerenza della comunità internazionale nei suoi affari interni.

Tuttavia, se nel caso dell’Irlanda parlare di votazione “pro o contro la moneta unica” era sensato, trattandosi di un referendum riguardante la ratificazione del piano di austerità, mi è sembrato che il modo di analizzare il voto ellenico da parte dei media sia stato quantomeno fuorviante. “Una scelta tra la Dracma e l’Euro”, un “referendum sulla permanenza della Grecia nell’Eurozona”: questi sono i titoli che abbiamo letto nei giorni scorsi, e che danno per scontato che la grecia sarebbe automaticamente uscita dall’Euro nel caso in cui Syriza, la coalizione della sinistra radicale, avesse ottenuto la maggioranza in parlamento, rifiutando come promesso di sottoscrivere le misure di austerità volute in primis dalla Germania.

In pochi hanno fatto notare come Tsipras, il leader di Syriza, non abbia mai detto di voler abbandonare la moneta unica: anzi, ha confermato in più occasioni la ferma volontà di restare nell’Eurozona, seppur con regole diverse da quelle imposte dalla comunità internazionale. Il suo è un discorso politico ed economico, che parte dalla presa d’atto dell’eccessiva depressione che l’austerity avrebbe nei confronti dell’economia reale del paese, già messa in ginocchio dall’entità della crisi tutt’ora in corso. Proponendo misure alternative, tra le quali spiccano una tassazione volta ad una profonda ridistribuzione della ricchezza e la proibizione dei derivati dalla speculazione finanziaria proveniente da swap e cds (che la stessa comunità internazionale riconosce come fondamentale per l’aggravarsi della situazione), Syriza incarna una versione radicale di quel modo alternativo di rispondere alla crisi che è stato fonte del successo elettorale dei socialisti in Francia e Germania.

Forse a causa dei sondaggi elettorali dei giorni scorsi, si è osservata una vasta campagna di contro-informazione che ha visto televisioni, giornali e partiti politici come protagonisti assoluti. Piuttosto che analizzare l’effettiva applicabilità delle proposte portate avanti da Syriza, si è preferito tracciare una netta linea di confine tra partiti “buoni” e favorevoli all’Euro (Nea Dimokratia e Pasok su tutti), e il partito “cattivo” che, puntando tutto sulla rabbia dei greci, metteva a repentaglio il futuro dell’intera Eurozona. Nell’ambito di questo processo ideologico di scolarizzazione forzata, si è assistito a dichiarazioni opinabili, come quella di Juncker (Presidente dell’Eurogruppo e Primo Ministro del Lussemburgo) che ha affermato come un’eventuale abbandono dell’Euro da parte del paese ellenico avrebbe comportato la sua automatica uscita dall’UE, fingendo di dimenticare il caso dell’Inghilterra. Anche la Merkel non ha disdegnato pesanti ingerenze negli affari politici ellenici, ripetendo in più occasioni come una vittoria dei partiti favorevoli al memorandum fosse auspicabile. Il messaggio che emerge da questa dinamica è abbastanza chiaro: chi osa proporre soluzioni alternative a quelle volute dai potenti d’Europa sarà ritenuto responsabile di tradimento ed automaticamente escluso dall’Euro.

L’alternativa proposta da Syriza è stata infatti bocciata a priori, non è stata nemmeno ritenuta degna di una discussione seria che ne analizzasse i contenuti. Ora il futuro ci dirà se le misure imposte della comunità internazionale funzioneranno effettivamente come panacea contro tutti i mali, salvando le sorti politiche ed economiche dell’Unione Europea. Ragionando più realisticamente, ci troviamo davanti ad uno scenario politico nazionale che rimane incerto, con un’opposizione molto forte (Syriza è al 26,89%) e l’inquietante risultato ottenuto dai fascisti di Alba Dorata (6,92%), che confermano la loro presenza in parlamento. Questo partito, i cui militanti si sono resi protagonisti nei giorni scorsi di eclatanti aggressioni nei confronti di avversari politici e immigrati, è a mio parere il rischio maggiore che il paese ellenico sta correndo in questo momento. La storia ci insegna come queste formazioni puntino ad entrare in parlamento per avere una sorta di riconoscimento ufficiale, in attesa di compiere atti volti a rovesciare il normale svolgimento democratico della vita politica nazionale.

Sarebbe stato meglio se la comunità internazionale avesse insistito su questo punto, magari condannando apertamente il ritorno di queste ideologie volte alla diffusione dell’odio razziale e della violenza e ricordando la natura antifascista dell’Unione Europea, piuttosto che parlare di partiti “buoni e cattivi” in relazione alle loro idee rispetto alle misure fiscali previste nel memorandum. Sono “dimenticanze” di questo tipo che fungono in fin dei conti da lasciapassare nei confronti di movimento politici come Alba Dorata, che nel silenzio assordante della comunità internazionale continuano a raccogliere consensi.

Riccardo Motti

In alto a destra: la distribuzione dei seggi, copyright greece.greekreporter.com; al centro: Juncker, copyright diariodelweb.it; in basso a destra: militanti di Alba Dorata, copyright guardian.co.uk

Questo articolo è stato pubblicato in prima pagina da http://www.paperblog.it in data 18 Giugno 2012, sezione Politica Internazionale

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La rete nera

Retata della polizia tedesca contro il principale forum neonazista

Dopo la condanna di 5 esponenti del gruppo neonazista Sturm23 avvenuta nella giornata di Lunedì, oggi (14 Giugno) c’è stata un’altra importante azione portata a termine dallo Stato tedesco nei confronti degli ambienti di estrema destra. Stavolta ad essere colpito non è stato un’associazione materiale di individui, ma Thiazi.net, il più importante forum neonazista della Germania. Questa mattina all’alba, per ordine della procura di Rostock, si è dato il via ad una serie di perquisizioni su scala nazionale ed internazionale, che hanno interessato almeno 24 appartamenti privati ed uffici. L’operazione ha portato al sequestro di una ingente mole di materiale, sia cartaceo che informatico, ed al fermo di 4 sospetti. Inoltre, un totale di 26 persone di età compresa tra i 22 e i 64 anni sono state incriminate. Le accuse sono pesanti, perché si tratta del reato di tentata costituzione di un gruppo criminale, che è lo stesso per il quale i militanti di Sturm23 sono stati appena condannati. Da stamattina, il forum risulta essere offline.

La notizia ha creato parecchio scalpore, perché stiamo parlando di un punto di riferimento fondamentale per gli ambienti dell’ultradestra tedesca, che ospita più di un milione di contributi e si autodefinisce “La più grande comunità virtuale germanica del mondo, il forum di questo tipo più importante e conosciuto in lingua tedesca”. Il solo utilizzo dell’aggettivo “germanico” al posto di “tedesco” è un chiaro riferimento alle supposte ascendenze ariane della Germania, già impugnate in passato dal partito nazista come arma di propaganda. In questo senso, il fulcro dell’azione intrapresa dalla procura di Rostock è il sequestro di ben 2400 testi di canzoni e 1400 supporti audio che Thiazi.net metteva a disposizione degli utenti: sembra che in moltissimi di questi siano stati identificati chiari riferimenti alla negazione dell’Olocausto.

Come se non bastasse, il BKA (Bundeskriminalamt, ovvero la sede centrale della polizia criminale federale, che si occupa della repressione e prevenzione dei reati penali) ha reso noto che questi documenti sono ricchi di incitazioni all’odio contro immigrati, ebrei e persone con un colore della pelle diverso dal bianco. Questa chiamata alle armi, che prevede azioni violente contro questi elementi della società considerati “impuri”, è stata presa molto sul serio dalla procura, che ha incriminato i 26 simpatizzanti per la produzione e divulgazione di materiale volto a negare l’Olocausto e ad incitare all’odio razziale.

Ovviamente, evitando di cadere nella tentazione della condanna a prescindere, occorrerà aspettare il verdetto del giudice per vedere fino a che punto queste accuse siano dimostrate in sede giudiziaria. Tuttavia, come reso noto da Jörg Ziercke (presidente del BKA), questo atto va inteso come un chiaro messaggio rivolto agli ambienti dell’ultradestra tedesca, che spesso utilizzano forum e altri mezzi virtuali per diffondere la loro ideologia di odio ed intolleranza. Questo tipo di azioni non saranno più tollerate, e i contenuti condivisi sulla rete saranno oggetto di un attento controllo da parte delle autorità che, nel caso del rinvenimento di materiale considerato potenzialmente pericoloso, non esiteranno a compiere interventi eclatanti come quello di stamattina.

In questo senso, non è un caso che a coordinare questa retata sia stata la procura di Rostock. Così come Dresda, anche in questa città dell’ex Germania Est la piaga del neonazismo è lungi dall’essere stata debellata. Tuttavia, non si può tacere sull’impegno concreto che le autorità tedesche stanno mettendo in campo per arginare un fenomeno molto pericoloso, non solo per le azioni violente operate dai militanti o simpatizzanti ma anche per la pericolosità che la diffusione di simile ideologie può avere in una situazione come quella attuale, caratterizzata da instabilità politica ed incertezza economica. Sarebbe bello vedere un impegno simile in Italia, dove invece le autorità continuano a chiudere gli occhi davanti al prolificare, sia nella realtà di tutti i giorni sia in quella virtuale della rete, di organizzazioni che non fanno nulla per nascondere la loro simpatia verso tematiche e simboli cari agli ambienti dell’ultradestra neofascista.

Riccardo Motti

In alto a sinistra: homepage di thiazi.net; al centro a destra: il logo del BKA; in basso a sinistra: saluti romani celebrano l’elezione a sindaco di Roma di Gianni Alemanno, copyright saveriotommasi.it.

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Un colpo ai neonazisti

La condanna di 5 esponenti di Sturm 23 come buon auspicio

Oggi è stata emessa un’importante sentenza per quello che riguarda il controllo ed il blocco dei gruppi di estrema destra presenti in Germania. Il tribunale di Dresda ha infatti condannato 5 membri del gruppo neonazista “Sturm 23”, di età compresa tra i 23 ed i 44 anni di età, a pene che vanno dai 6 mesi a 2 anni di detenzione (con la condizionale) , e ad una sanzione pecuniaria. Lesioni gravi e costituzione di un gruppo criminale, queste le accuse che i giudici hanno confermato in sede di giudizio nei confronti dei militanti di questa organizzazione, nata nel 2006.

Al di là dell’entità delle pene, il fattore di interesse è il legame, che è stato considerato provato, tra alcuni episodi di violenza registrati a Dresda negli ultimi tempi ed i componenti di questo gruppo, già sciolto e messo fuori legge da una sentenza del 2007 emessa dal tribunale regionale della Sassonia. Il valore simbolico di una simile decisione è elevato, perchè riguarda una città ed una zona della Germania dove il neonazismo è una piaga che è ben lungi dall’essere sradicata. La Sassonia non è solamente uno dei due Land tedeschi nei quali l’NPD, partito di estrema destra gemello di Forza Nuova, è rappresentato nel parlamento regionale (5,6% alle elezioni 2009), ma è anche teatro di numerosi episodi di violenza nei confronti di quelle parti della popolazione che i neonazisti reputano i propri nemici naturali: immigrati, militanti di sinistra e punk.

Lo Sturm 23 si era fatto riconoscere proprio per gli atti intimidatori compiuti nei confronti di inermi cittadini appartenenti ad uno di questi gruppi, che in alcuni casi si sono trasformati in vere e proprie aggressioni fisiche. . Nel tentativo di creare una “zona nazionale liberata” all’interno della città di Dresda, i militanti di Sturm 23 hanno infatti messo in piedi una ronda, totalmente illegale, chiamata “ronda di controllo skinhead”, volta ad intimidire tutte le persone il cui abbigliamento o colore della pelle risultasse sgradito agli improvvisati controllori. Una politica del terrore dunque, che voleva mostrare spudoratamente la propria forza all’ordine costituito, che tuttavia ha reagito in tempi brevi, evitando una possibile escalation di violenza.

Come detto in precedenza, i gruppi neonazisti attivi nel Paese sono molti, e questa sentenza non pone certo fine ad un fenomeno molto radicato, in particolare nelle zone della ex Germania Est. Tuttavia, sapere che le leggi volte a contrastare questa piaga sono applicate, e avere la certezza che ci sia un effettivo controllo da parte del sistema democratico nei confronti di queste frange estreme da un certo sollievo, anche se la mancata messa fuorilegge dell’NPD rimane una testimonianza vivente di come questo meccanismo di controllo possa in certi casi bloccarsi, e lasciare spazi pericolosi a partiti che, seppur insignificanti dal punto di vista elettorale, possono rivelarsi molto pericolosi in quanto potenziali catalizzatori del malcontento tipico della nostra epoca.

Riccardo Motti

In alto a sinistra: uno skinhead di estrema destra, copyright Berliner-Zeitung.de; in basso a destra: militanti dell’NPD, copyright thelocal.de

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Se il verde si fa nero

In Italia non abbiamo questi problemi, perchè le tematiche ecologiste tendono a non rientrare nel normale dibattito politico nazionale. In Germania invece, dove i Verdi occupano 68 seggi in parlamento ed esprimono sindaci e presidenti dei ministri (l’equivalente dei nostri governatori regionali), i concetti di ecologia e sostenibilità sono all’ordine del giorno, soprattutto dopo la tragedia di Fukushima.

L’anno scorso l’ondata di manifestazioni e mobilitazione popolare che è seguita a quell’incidente è riuscita perfino a convincere l’amministrazione Merkel a compiere un clamoroso dietrofront, che ha visto il governo annulare ogni costruzione di nuovi impianti nucleari già deciso, oltre ad annunciare un lento ma inesorabile abbandono dell’energia nucleare. Inoltre, i prodotti “BIO” sono di gran moda, e in tutta la Germania abbondano progetti di orti condivisi, coltivazioni collettive e affini.

Ovvio che tematiche dotate di una cassa di risonanza così elevata facciano gola ai partiti politici, i quali tentano di farle proprie onde raccogliere un maggior numero di voti. Finora, come detto in precedenza, il partito che più si è avvantaggiato in questo senso sono stati i Verdi. Pur non essendo dotati di una chiara identità politica, i Verdi si sono da sempre dichiarati antifascisti: questo fatto, unito alla loro aperta ostilità verso le politiche energetiche portate avanti dal governo Merkel, li ha reso da tempo un partito generalmente considerato “di opposizione”, per non dire “di sinistra”. Tuttavia, stando a quanto la Suddetsche Zeitung ha pubblicato due giorni fa, sembra che un altro partito stia cercando, con buoni risultati, di appropriarsi di tematiche ecologiste: si tratta dell’NPD, (Nationaldemokratische Partei Deutschlands), un partito dichiaratamente neonazista (gemello di Forza Nuova).

Il meccanismo è subdolo, ma proprio per questo risulta essere efficace. Tutto ha inizio dalla Associazione Midgard, la quale pubblica una rivista chiamata “Umwelt&Aktiv”. Se essa sembra, ad un occhio disattento, solo una delle tante pubblicazioni a tema ecologico presenti in Germania, ad un indagine più attenta essa presenta certe sinistre peculiarità. Non si tratta solo di coltivazioni biologiche, infatti, ma anche di (dal sito internet) “protezione dell’ambiente, degli animali e della patria”. Dall’ambiente alla patria, lo spostamento ideologico non è di poco conto. Se a questo aggiungiamo che la rivista è infarcita di simboli cari all’epica germanica, pubblica articoli inneggianti a Yule, la festa pagana del solstizio d’inverno, e alle politiche di difesa degli agricoltori intraprese dall’NPD, nelle cui liste si sono candidati alcuni membri del consiglio direttivo della Midgard, si capisce perchè un membro dell’osservatorio per la difesa della costituzione abbia affermato che la rivista “Umwelt&Aktiv” è considerata uno strumento di propaganda occulta del partito. In fin dei conti questa appare essere un’astuta operazione che l’NPD, il quale pur esprimendo alcuni deputati nei consigli regionali del Mecleburgo-Pomerania e Sassonia rimane poco presentabile a causa delle dichiarate simpatie neonaziste, ha messo in atto per reintrodursi attivamente nella vita politica del paese. Questo diffuso fenomeno di penetrazione dell’ultradestra in tematiche ecologiste è stata ben descritta dal libro Braune Ökologie (Ecologia Bruna), pubblicato ad inizio anno da Gudrun Heinrich, politologa dell’università di Rostock.

Solo recentemente è venuta a galla questa tattica di infiltrazione, la quale va avanti da tempo e, tecnicamente, non può essere bloccata con mezzi legali, dato che l’NPD non è un partito illegittimo, pur restando ai limiti della legalità. Quando, l’anno scorso, è stato reso noto che tra i principali soci di Biopark (una delle maggiori associazioni di agricoltura biologica tedesche), fornitrice tra l’altro della famosa catena di supermercati Edeka, vi erano personaggi come Huwald Fröhlich e Helmut Ernst, noti agricoltori “bio-bruni”, la stessa presidente Delia Micklich ha ammesso di non poter intervenire a proposito. D’altronde la sua associazione si limita a “certificare i metodi di produzione agricola, non si occupa di politica”. E’ proprio in queta zona d’ombra che l’NPD sta cercando di ampliare il proprio bacino elettorale.

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