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Nasce il partito “La Destra”

Christian Worch annuncia la creazione di un nuovo partito dopo i dissapori con l’NPD

Si spacca lo scenario politico della destra estrema in Germania. Christian Worch ha infatti reso noto nella giornata di oggi la creazione, decisa il Lunedì di Pentecoste, di un proprio movimento politico denominato “Die Rechte” (La Destra). Ideologicamente, la nuova formazione si ripropone di presentare sulla scena tematiche e metodi già cari alla defunta DVU (Unione popolare tedesca).

Proprio l’annuncio di Worch di volersi riagganciare alla tradizione della Deutsche Volksunion e di voler riadattare larghe parti del suo programma alla situazione contemporanea ha destato un forte malcontento tra i militanti dell’NPD, che sulla rete hanno accusato Worch di indebolire deliberatamente il partito che negli ultimi anni è stato un punto di riferimento per l’estrema destra tedesca, pur raccogliendo modesti risultati elettorali a livello nazionale. Il fatto è che l’attuale composizione dell’NPD è frutto proprio di una fusione con la DVU, avvenuta nel Gennaio 2011 e fortemente osteggiata dallo stesso Worch. Partito politico fondato nel 1987, la DVU ha conosciuto un breve momento di fama nazionale nel 1998, quando con un clamoroso 12,9% (miglior risultato storico di un partito di estrema destra nel dopoguerra) entrò nel parlamento regionale della Sassonia-Anhalt e, con un 5,3% in quello del Brandeburgo. In quell’anno i suoi iscritti ammontavano a circa 18000 unità. Nonostante questi risultati, nelle elezioni federali tenutesi nello stesso anno non andò oltre all’ 1,2%, e già nel 1999 cominciarono i primi segni, tra cui l’abbandono del partito da parte di molti deputati eletti e violente lotte di potere intestine, di un declino da cui il partito non riuscì a riprendersi. Alle elezioni federali del 2009, esso raccolse appena lo 0,1% dei consensi.

Tuttavia, dopo la sua fusione con l’NPD nel 2011, molti ex militanti hanno sempre guardato con sospetto il partito di Holger Apfel, considerato troppo estremista ed inviso ad una larga parte dell”elettorato a causa dell’eccessiva ed evidente vicinanza a tematiche care al vecchio partito Nazionalsocialista. I deludenti risultati elettorali ottenuti dal partito dopo la fusione non hanno certo contribuito a rasserenare gli animi in merito. Facile dunque  immaginare che la nuova creatura di Worch si rivolga proprio ai vecchi membri della DVU, oltre che ai simpatizzanti delusi dall’NPD. Non a caso, si è già affrettato a dichiarare che  “La Destra” avrà una collocazione meno estremista di quella del partito Nazionaldemocratico, pur essendo dotata di un maggiore peso politico rispetto ai vari movimenti che agiscono sulla scena della destra tedesca, tra cui spicca “Pro Deutschland“. Sta di fatto che, secondo gli stessi militanti, “Die Rechte” non potrà aspirare ad un bacino di voti più ampio rispetto a quello in cui si è mosso l’NPD finora, ed è visto come un ulteriore indebolimento.

L’accusa che viene mossa a Worch è quella di aver giocato in anticipo rispetto ad un possibile scioglimento dell’NPD stesso da parte dell’ufficio federale di protezione della Costituzione, già tentato in passato e recentemente rilanciato da alcuni politici tedeschi, tra cui il sindaco di Berlino Klaus Wowereit. In effetti, negli ultimi tempi si è potuto notare un riaccendersi del dibattito, che ha visto l’opinione pubblica schierarsi a favore della messa fuorilegge. Nel sondaggio che vedete qui a fianco, risalente al Novembre 2011, il 52% degli intervistati è di questa opinione. Dal canto suo, egli nega con forza che la sua scelta sia in qualsiasi modo connessa con le sorti future del suo nuovo avversario politico, e rilancia la necessità di un ritorno a tematiche come quelle della DVU che, almeno per un breve periodo, erano riuscite a fare breccia nell’opinione pubblica tedesca. Sta di fatto che l’osservatorio bnr.de parla di un “Partito fantasma, un progetto virtuale senza basi concrete”. La teoria è che si punti a superare la soglia dello 0,5% alle prossime elezioni europee del 2014, in modo da poter usufruire dei finanziamenti statali e tentare una ricostruzione a lungo termine.

Riccardo Motti

In alto a sinistra: Christian Worch, copyright politicainrete.it; Al centro Udo Voigt, ex presidente dell’NPD; in basso a sinistra: sondaggio, copyright morgenmagazin.

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SPD in caduta libera

Un sondaggio rivela: a Berlino il partito del sindaco è ora sotto la CDU

Il 27 Luglio sono stati resi noti i risultati dell’ultimo sondaggio elettorale compiuto dall’istituto Forsa, che ha chiesto a 1000 cittadini quale partito avrebbero votato se il giorno successivo ci fossero state le elezioni del parlamento di Berlino. A meno di clamorosi sconvolgimenti esse non si svolgeranno prima dell’autunno 2016, in ogni caso è interessante osservare questi dati per capire il clima politico che si respira in città negli ultimi tempi.

Il risultato mostra come, per la prima volta dal 2009, la CDU sia il partito in cima alle preferenze dei berlinesi (26%), superando di un punto l’SPD (25%) del sindaco Wowereit.  Quest’ultimo ha dunque perso più di 3 punti percentuali rispetto alle elezioni dell’anno scorso, mentre l’unione Cristianodemocratica ne ha guadagnati circa 2,5. Come si spiega questo risultato? In primo luogo, non possiamo dimenticare lo scandalo del nuovo aeroporto Willy Brandt (BER), che avrebbe dovuto essere operativo già a partire da Giugno. La cronaca ci spiega come, dopo il fallimento di alcune importanti prove antincendio ed un generale ritardo nei lavori, quello che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello dell’amministrazione cittadina rischia di non aprire prima del 2013. Questo disastro, oltre a costare centinaia di migliaia di Euro all’amministrazione, è costato caro anche a livello di consenso popolare. Ovviamente l’elettorato cittadino non ha preso per niente bene l’impressionante susseguirsi di scandali, dimissioni e notizie contrastanti rispetto al Willy Brandt, situazione che ha visto la capitale coprirsi di ridicolo davanti all’intera nazione, che già da tempo non vede di buon occhio gli ingenti fondi stanziati dal governo federale per i progetti di sviluppo cittadini.

 Inoltre, l’SPD sta perdendo la presa che ha sempre avuto nei confronti della media borghesia e dei lavoratori. Le politiche sempre più aggressive che l’amministrazione Wowereit sta mettendo in pratica da tempo (vedi il progetto Mediaspree), così come lo scarso rispetto dimostrato nei confronti degli abitanti meno abbienti nell’ambito del processo di gentrificazione hanno sicuramente inimicato al sindaco quello “zoccolo duro” di berlinesi che avevano sempre considerato l’SPD un partito capace di tutelare i propri interessi.

A livello politico, infine, sembra che la criticata scelta di formare una “grande coalizione” cittadina con la CDU dopo le ultime elezioni non stia pagando affatto. L’anno scorso il sindaco, d’accordo con il suo partito, decise infatti di rinunciare alla storica alleanza con la Linke, indebolita dal voto, e di non coalizzarsi con i Verdi, che avevano raccolto un grande numero di consensi grazie alle battaglie messe in atto contro l’energia atomica e contro il progetto di ampliamento dell’autostrada A100. Proprio il veto del partito ecologista rispetto al passaggio dell’autostrada in zone centrali della città ha convinto Wovereit ad accettare una coalizione con la CDU. Tuttavia, i numeri dicono che la stragrande maggioranza dei berlinesi era d’accordo con Verdi, Linke e Pirati (partiti contrari al progetto): tagliando fuori questa richiesta proveniente dal basso, il sindaco si è reso protagonista di un atto ideologico che non è piaciuto a molti.

Quello che il sondaggio conferma, infatti, è che le forze di opposizione si sono rinforzate o sono rimaste stabili: i Verdi si attestano su un ottimo 18%, la Linke è al 10% ed i Pirati aumentano ulteriormente i consensi arrivando ad un clamoroso 13%. La buona notizia è che l’NPD (neofascisti) non va oltre il 2%, restando ben lontano dalla soglia del 5% necessaria per l’ingresso in parlamento. Se si votasse oggi, le sorti del governo cittadino sarebbero dunque rovesciate. Tuttavia, non bisogna dimenticare come Wowereit abbia sempre mostrato un buon fiuto politico, che gli ha permesso di riguadagnare consensi in seguito a momenti difficili. Vedremo se anche stavolta riuscirà a far virare gli umori della folla a proprio favore, anche se stavolta l’impresa sembra veramente ardua.

Riccardo Motti

In alto a sinistra: i risultati del sondaggio, copyright berlinerzeitung.de; al centro: il sindaco Wowereit, riproduzione riservata. In basso a sinistra: il risultato elettorale dei Pirati nel 2011, diviso per quartieri, copyright piratenpartei.de

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Una rischiosa provocazione

Il presidio di Pro Deutschland di fronte a moschee e roccaforti degli autonomi

Si preannuncia una situazione molto delicata per il weekend del prossimo 17-19 Agosto a Berlino. Il gruppo nazionalista Pro Deutschland ha infatti reso noto la pianificazione di una serie di manifestazioni e presidi in punti nevralgici della città. L’obbiettivo dichiarato è quello di protestare contro il diffondersi della religione islamica, sotto l’egida dell’eloquente slogan “L’Islam non appartiene all’Europa – Fermiamo l’islamizzazione”.

I luoghi che sono stati indicati come teatro di queste manifestazioni, 8 in totale, mostrano chiaramente l’intento provocatorio dell’evento. Tra gli altri, spiccano la moschea di As-Sahaba nel quartiere di Wedding e quella di Al-Nu a Neukölln: esse sono state in passato indicate dallo Verfassungsschutzbericht (ufficio di protezione della Costituzione) tedesco come centri di diffusione del movimento islamista dei Salafiti, considerato potenzialmente pericoloso in quanto sostenitore della Shari’a. Pro Deutschland ha intenzione di organizzare dei presidi davanti a questi centri religiosi, scandendo slogan contro l’Islam e mostrando cartelloni con caricature di Maometto. Come se non bastasse, il gruppo di estrema destra organizzerà un comizio a Friedrichshain, all’angolo tra Liebigstrasse e Rigaerstrasse, dove si trovano numerosi Hausprojekt. Si tratta di esperimenti di vita comunitaria, spesso organizzati da gruppi di sinistra o anarchici, il cui sgombero negli anni scorsi ha causato sommosse e problemi di ordine pubblico. Per finire, verrà istituito un presidio di fronte al Köpi, centro autogestito dagli autonomi e noto in tutta Europa.

Questa scelta di obbiettivi sensibili testimonia la volontà, da parte di Pro Deutschland, di cercare uno scontro fisico. C’è il concreto rischio che si ripetano scene come quelle già viste a Bonn e Solingen ad inizio maggio, quando nell’ambito di iniziative simili numerosi manifestanti appartenenti al gruppo dei Salafiti ha attaccato le forze dell’ordine che stavano proteggendo i manifestanti di estrema destra, dando vita a violenti scontri che hanno causato numerosi feriti. In questi senso, il ministro dell’interno berlinese Frank Henkel (CDU) ha salomonicamente dichiarato che le forze di Polizia saranno adeguatamente preparate ad evitare ogni possibile contatto tra i manifestanti, e “intolleranza, odio e violenza non saranno tollerate, da qualsiasi parte esse provengano”.

Sta di fatto che in una città come Berlino, dove nonostante i problemi tipici di una capitale multietnica la convivenza religiosa tra cristiani, musulmani ed ebrei tutto sommato funziona, non si sentiva proprio il bisogno di un simile evento, che va a stuzzicare gli estremismi politici e religiosi presenti sulla scena. Sembra quasi che si voglia coscientemente soffiare sul fuoco della politica berlinese, auspicando un ritorno a quelle dinamiche di scontro frontale che appartengono ad un passato che nessuno dovrebbe rimpiangere.

D’altronde, la biografia di Pro Deutschland parla da sé: il “movimento dei cittadini Pro Germania” è nato a Colonia nel 2005 sotto la guida di Manfred Rouhs, già candidato nelle file della Deutsche Liga für Volk und Heimat (lega tedesca per il popolo e la patria) prima e dell’NPD (partito gemello di Forza Nuova) poi. Tra i punti del suo programma spiccano l’imprigionamento per gli studenti che non raggiungono un determinato livello di conoscenza della lingua tedesca e la deportazione degli immigrati clandestini. Si tratta inoltre del partito che ha organizzato un presidio davanti all’ambasciata norvegese tre giorni dopo il folle attacco di Anders Brevik, scatenando le ire del sindaco Wowereit. Alle scorse elezioni del Settembre 2011, il partito ha ricevuto 17829 voti, pari all’1,2% dei consensi (dati: Frankfurter Rundschau).

Ci troviamo di fronte a uno dei tanti movimenti di estrema destra che puntano a destabilizzare la società tedesca, onde poter usufruire del caos conseguente per trovare facili consensi tra la popolazione, e può puntare su un appoggio proveniente dall’estero. L’evento di cui parliamo ha infatti incontrato l’appoggio di Vlaams Belang, partito indipendentista fiammingo, del Freiheitliche Partei Österreichs (Partito della libertà austriaco) e della German Defense League, propaggine tedesca del movimento inglese English Defense League. Si tratta di realtà che contano poco a livello numerico, ma che in una situazione di crisi possono vedere il loro potere moltiplicarsi, sull’onda del malcontento che potrebbe investire l’elettorato. A mio parere sarebbe auspicabile una maggiore prudenza, occorrerebbe evitare di concedere a questi movimenti degli eventi come quello che la città ospiterà: si rischia di fornire loro una comoda pubblicità.

Riccardo Motti

In alto a sinistra: bandiera del movimento pro Deutschland “Muliculturalismo? No grazie!”; al centro: manifestante salafita fermato a Solingen, copyright lapresse.it; in basso a sinistra: presidio Pro Deutschland di fronte all’ambasciata norvegese dopo l’attentato di Brevik, copyright taz.de

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Un colpo ai neonazisti

La condanna di 5 esponenti di Sturm 23 come buon auspicio

Oggi è stata emessa un’importante sentenza per quello che riguarda il controllo ed il blocco dei gruppi di estrema destra presenti in Germania. Il tribunale di Dresda ha infatti condannato 5 membri del gruppo neonazista “Sturm 23”, di età compresa tra i 23 ed i 44 anni di età, a pene che vanno dai 6 mesi a 2 anni di detenzione (con la condizionale) , e ad una sanzione pecuniaria. Lesioni gravi e costituzione di un gruppo criminale, queste le accuse che i giudici hanno confermato in sede di giudizio nei confronti dei militanti di questa organizzazione, nata nel 2006.

Al di là dell’entità delle pene, il fattore di interesse è il legame, che è stato considerato provato, tra alcuni episodi di violenza registrati a Dresda negli ultimi tempi ed i componenti di questo gruppo, già sciolto e messo fuori legge da una sentenza del 2007 emessa dal tribunale regionale della Sassonia. Il valore simbolico di una simile decisione è elevato, perchè riguarda una città ed una zona della Germania dove il neonazismo è una piaga che è ben lungi dall’essere sradicata. La Sassonia non è solamente uno dei due Land tedeschi nei quali l’NPD, partito di estrema destra gemello di Forza Nuova, è rappresentato nel parlamento regionale (5,6% alle elezioni 2009), ma è anche teatro di numerosi episodi di violenza nei confronti di quelle parti della popolazione che i neonazisti reputano i propri nemici naturali: immigrati, militanti di sinistra e punk.

Lo Sturm 23 si era fatto riconoscere proprio per gli atti intimidatori compiuti nei confronti di inermi cittadini appartenenti ad uno di questi gruppi, che in alcuni casi si sono trasformati in vere e proprie aggressioni fisiche. . Nel tentativo di creare una “zona nazionale liberata” all’interno della città di Dresda, i militanti di Sturm 23 hanno infatti messo in piedi una ronda, totalmente illegale, chiamata “ronda di controllo skinhead”, volta ad intimidire tutte le persone il cui abbigliamento o colore della pelle risultasse sgradito agli improvvisati controllori. Una politica del terrore dunque, che voleva mostrare spudoratamente la propria forza all’ordine costituito, che tuttavia ha reagito in tempi brevi, evitando una possibile escalation di violenza.

Come detto in precedenza, i gruppi neonazisti attivi nel Paese sono molti, e questa sentenza non pone certo fine ad un fenomeno molto radicato, in particolare nelle zone della ex Germania Est. Tuttavia, sapere che le leggi volte a contrastare questa piaga sono applicate, e avere la certezza che ci sia un effettivo controllo da parte del sistema democratico nei confronti di queste frange estreme da un certo sollievo, anche se la mancata messa fuorilegge dell’NPD rimane una testimonianza vivente di come questo meccanismo di controllo possa in certi casi bloccarsi, e lasciare spazi pericolosi a partiti che, seppur insignificanti dal punto di vista elettorale, possono rivelarsi molto pericolosi in quanto potenziali catalizzatori del malcontento tipico della nostra epoca.

Riccardo Motti

In alto a sinistra: uno skinhead di estrema destra, copyright Berliner-Zeitung.de; in basso a destra: militanti dell’NPD, copyright thelocal.de

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